Il momento attuale è carico di problemi pressanti, tanto che sottolinearne l’importanza sembra quasi stucchevole, e non è un caso se una parte di essi tende a saturare i giornali e i mezzi d’informazione: sono temi che reclamano – e a ragione – l’attenzione di tutti i cittadini e tanto più quella del filosofo e del teologo. Allora, perché riflettere sui concetti base dell’etica politica, presentandoli in modo semplice e pensato per i principianti? Non sono altre le questioni di cui occuparsi in via prioritaria – sia come cultori della materia sia come esperti?

In realtà, si tratta di un’impresa cruciale, che può apparire fuori tempo massimo solo se si affrontano i problemi rimanendo sulla superficie.

Don Ángel Rodríguez Luño, professore emerito di Teologia morale fondamentale (Pontificia Università della Santa Croce), consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede e membro ordinario della Pontificia Accademia della Vita, si unisce a quanti si sono resi conto che, per rispondere a queste urgenze, che sono le sfide quotidiane dell’etica politica e della stessa Dottrina Sociale della Chiesa, è necessario affrontare le domande fondamentali: prima tra tutte, in cosa consista l’attività moralmente buona della comunità politica – ossia quale attività sia conforme al suo fine, il bene comune politico (che per l’autore può essere chiamato, in modo più impreciso, anche benessere generale), quindi quella sulla conformità a tale bene delle azioni individuali, ossia sulla loro legalità in generale. È un passaggio imprescindibile per formare quella cultura politica di ampio respiro – ci dice l’autore – necessaria a affrontare ogni problema immediato, permettendo di contestualizzarlo e risolverlo in modo equilibrato.

Il testo, agile e scritto in castellano, è diviso in sei capitoli (I. La ética de las instituciones políticas; II. Presupuestos antropológicos del bien común político; III. Contenidos fundamentales del bien común político; IV. La justicia social; V. Cuestiones fundamentales de economía política; VI. El buen gobierno), corredato da un prologo e una bibliografia essenziale. Nato anche dalle richieste degli studenti, ha carattere sintetico e introduttivo, senza pretese di esaustività. Perciò l’autore, pur ben consapevole di trattare temi complessi e di offrire talvolta genuine posizioni personali, non offre ricostruzioni storiche (tranne alcuni riferimenti imprescindibili) né espone lo stato dell’arte sulle nozioni più dibattute. Presenta i punti a suo parere essenziali e procede soprattutto con l’ausilio di esempi semplici e accessibili a chiunque, che, pur con i loro (riconosciuti) limiti, risultano decisamente utili ed esplicativi in questo contesto. Una strategia vincente è anche l’evidenziazione di problemi e possibili antinomie, che stimolano il lettore a seguire e ripercorrere in prima persona il ragionamento fatto per risolverli.

Basato su autori moderni (a seconda dei temi trattati, soprattutto Böckenförde, Hayek, Rhonheimer, ma anche Kriele, Lacalle, von Mises, Böhm-Bawerk), principalmente di orientamento liberale ma dei quali Luño intende assumere gli aspetti a suo parere in accordo con l’antropologia cristiana e la Dottrina Sociale della Chiesa, il testo conserva un taglio filosofico, rivolto a tutti coloro che si interessano di etica politica indipendentemente dalle rispettive convinzioni religiose; ma, consapevole dell’opportunità di precisazioni anche di tipo teologico, l’autore l’ha integrato con due brevi sezioni dedicate alla relazione tra le tesi sostenute e i principi fondamentali dell’antropologia cristiana e tra la concezione di giustizia sociale proposta e la Dottrina Sociale della Chiesa (soprattutto su questi ultimi temi, l’autore rimarca che la sua posizione non è necessariamente l’unica possibile).

In particolare, il volume introduce ai concetti di libertà, democrazia, costituzionalismo, legge, solidarietà e bene comune, giustizia sociale, economia politica e buon governo; questioni che toccano la struttura dello Stato, il suo rapporto con la persona umana e con il bene. I principi etico-politici, infatti, sono fondati in ciò che l’uomo è. Nell’impostazione dell’autore, lo Stato è al servizio della società, che è a sua volta al servizio della persona perché possa liberamente raggiungere il proprio bene: emerge nettamente la primarietà della persona rispetto allo Stato (da non concepire come soggetto sociale con finalità specifiche a cui devono subordinarsi gli altri agenti sociali) e l’importanza della libertà umana in ambito politico, con il rifiuto di ogni forma di confusione tra processi politici e processi sociali, intenzionali i primi, spontanei e imprevedibili i secondi. Ciò si accompagna a una concezione del bene comune politico – i cui contenuti fondamentali e inseparabili sono la pace-sicurezza, la libertà e la giustizia (e che in quanto bene presuppone appunto un’antropologia) – non come un’entità separata da promuovere con uno speciale tipo di attività né come anteriore rispetto al bene delle persone, ma come una meta da raggiungere. Due sono i suoi presupposti antropologici: libertà e solidarietà, formulati sinteticamente come libertà solidale.

Quest’ultimo concetto (da non confondere con il solidarismo), secondo l’autore, è fondamentale per comprendere la giustizia sociale, la cui promozione è richiesta appunto dal bene comune. Questa nozione oggi è un “pomo della discordia”: per molti, l’uguaglianza che richiede è anche sociale ed economica e lo Stato deve garantirla, realizzando attivamente obiettivi socialmente giusti (predeterminando i risultati di processi culturali, sociali e economici!) anche tramite mezzi coercitivi e violenti; inoltre, è stata motore di una progressiva ed eccessiva estensione delle competenze dello Stato. Per Luño, invece, (che intende la giustizia sociale come giustizia dell’ordinamento globale della società, consistente nella conformità dell’ordinamento sociale, politico giuridico e economico al bene comune, e anche come una virtù personale) nell’uomo c’è anche una tendenza al bene altrui e pertanto al bene comune (autotrascendenza propria della libertà umana), la quale dà origine a doveri nei confronti del prossimo ma non a corrispettivi diritti da parte di quest’ultimo. Ciò comporta non poter modificare coercitivamente processi sociali ed economici, liberi per loro natura, ma intervenire solidalmente per aiutare i più svantaggiati. Pur nella semplicità, il testo mostra efficacemente perché sarebbe un errore identificare giustizia e uguaglianza, intesa come uguaglianza di ricchezza (che del resto implicherebbe l’attribuzione allo Stato di un ruolo enorme e potenzialmente totalitario) e che le politiche redistributive che limitano l’iniziativa economica o guadagno e risparmio disincentivano il lavoro e la creatività. Ciò si traduce, in ambito economico, dove giustamente si sottolinea che la proprietà privata dei mezzi di produzione è ciò che garantisce la libertà economica, nell’assunzione come modello del mercato libero/capitalismo, interpretato però con una particolare attenzione alla Scolastica spagnola del Siglo de Oro (in modo forse troppo ottimistico rispetto a possibili meccanismi distorsivi del mercato stesso).

Quanto alla libertà religiosa, l’autore sottolinea il problema di mantenere coeso uno Stato liberale e pluralista e la necessità di una cooperazione tra comunità religiosa (intesa però come dimensione prepolitica), in particolare cristiana, e comunità politica (per Luño, lo Stato democratico, per realizzare la distinzione tra religione e politica essenziale al cristianesimo, dovrebbe essere neutrale ma non ateo, eliminando il conflitto inerente alla religione quando viene istituzionalizzata politicamente e garantendo alla religione uno spazio per affermarsi, ma non difendendola).

In breve, l’autore, pur nella consapevolezza dei «grandi malintesi storici» tra cattolici e difensori della libertà, è convinto che questi possano essere superati e auspica quei cristiani pieni di zelo, che già Tocqueville riconosceva, i quali lottano per la libertà umana.

Dunque, il testo non è una ritirata di sapore bizantino ma una prima “mappa” per affrontare i problemi odierni e capire cosa è realmente in gioco quando si imbocca una via o un’altra: è un modo per entrare appieno, sia pure indirettamente, nella lotta politica, presentando convinzioni etiche che siano di aiuto nel dare una svolta virtuosa al governo. Non è un caso se i temi trattati divengono occasione di accennare a problemi di grande attualità, dalla ricerca esasperata di una società senza rischio al politicamente corretto. Anzi, oltre alle esigenze proprie dei temi di etica politica da lui trattati negli anni, sono proprio certe tendenze del panorama politico attuale ad aver suggerito al professor Luño l’utilità di inquadrare la contesa politica in un orizzonte più elevato, ispirato al rispetto per la libertà e alla promozione della responsabilità per il bene comune.

Miriam Savarese

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