Pubblichiamo la QUINTA puntata (Qui le precedenti: PRIMA, SECONDA ,TERZA E QUARTA ) del breve saggio di riflessione sulla Scuola cattolica scritto da don Marco Begato. In vista di una pubblicazione unitaria, il titolo pensato è “Prima inattuabile: la restaurazione della scuola cattolica”.

PUNTATA 5

Tre compiti specifici della scuola cattolica

A un ulteriore livello, il proprium della scuola cattolica riguarda l’incontro culturale, esplicito e puntuale, con la novità del fattore cristiano. Qui si chiede una presa di consapevolezza e una presa di posizione non solo formalmente (i.e. de facto), ma anche materialmente(i.e. intenzionalmente, programmaticamente e consapevolmente) cattolica, e ciò con scienza di causa e debita formazione. Esso presenta tre fronti preminenti.

Un’apologetica aggiornata

Vi è il dovere della pratica apologetica, svolta secondo criteri scientifici e documentati. L’apologetica cristiana si impegna nella difesa della fede e della cultura cristiana dagli attacchi dei suoi detrattori. Saper vagliare i contenuti delle proprie discipline, ricostruendo correttamente le teorie distorte a danno del cattolicesimo, ridimensionando cifre e narrazioni iperboliche a svantaggio dello stesso e riconoscendone i meriti nel frattempo attribuiti ad altri soggetti, questo è un compito importante e arricchente di questa disciplina . La sfida in merito è doppia: in primis in quanto tale esercizio ha perduto la consuetudine e diffusione che invece veniva pretesa in passato; in secundis perché è evidente la necessità di contribuire al suo sviluppo in maniera più equilibrata rispetto ad alcune dinamiche in cui l’apologetica era stata precedente coinvolta, evitando cioè di ricadere in narrazioni trionfalistiche o abusi di potere.

Il senso cristiano dello studio

Secondariamente proviene il compito di approfondire ed esplicitare il senso cristiano dello studio. Questo si realizza anzitutto assumendo in modo strutturato e consapevole quelle attenzioni già introdotte col primo contributo specifico del nostro approccio: la consapevolezza a riguardo dei limiti del sapere, la perfettibilità della scienza, la motivante possibilità della fallacia nel corso della sua ricerca, la necessità dell’incessante e scrupolosa revisione e approfondimento dei suoi contenuti,  la messa in guardia dal ruolo delle passioni nel distorcere la conoscenza.

Più espressamente esso si realizza andando a riconoscere e valorizzare il portato simbolico dei nostri studi. Le leggi, gli esperimenti, le conquiste culturali dovrebbero infatti essere tutte comprese nella loro potenza spirituale, come epifanie di un valore più profondo posto nel cuore stesso della realtà. Il principium incarnationis rappresenta il pilastro eterno che rende possibile e doveroso questo impegno didattico-culturale. Se nell’Incarnazione Cristo ha definitivamente affermato il suo apprezzamento per la realtà creata e materiale,  con la Sua Ascensione al cielo tale benedizione è stata ratificata eternamente, portando nel grembo eterno della Trinità Beatissima la natura umana. Di qui scaturiscono quindi atteggiamenti e sguardi che la scuola cattolica deve custodire e insegnare ai discenti: il valore della materialità e del creato, la bontà degli studi tecnici e degli esperimenti empirici; la dignità dell’impresa di ricerca; la gratitudine per il mistero della vita in ogni sua forma, ma eccellente in quella umana; l’importanza di custodire e tramandare i saperi; il richiamo a una trascendenza che fa capolino a ogni gradino degli studi e in ogni settore disciplinare. A questo livello, dunque, non si dà ancora un nome al Mistero che fonda l’avventura del sapere, ma si raccolgono e si fanno emergere tutti quegli elementi che parlano di una meraviglia della realtà e quindi di un fascino delle scienze nel loro operare.

La lettura cristiana del cosmo

Ad tertium, il punto di arrivo culminante della formazione scolastica consisterà nel riuscire ad intravedere, negli elementi cosmologici e antropologici i segni recanti l’orma della Verità espressamente cattolica. Tale sguardo certamente va edificato sui passaggi precedentemente illustrati. Esso non travalica infatti, anzi al contrario richiede, un approccio razionale autonomo alla disciplina data, che si purifichi dai pregiudizianticlericali accumulati nel tempo in una certa tradizione scientifica e che, una volta completato il proprio corso di studi, si disponga a una rilettura del senso simbolico trapelante da essi.

Secondo il modello aletico assunto – e non ne abbiamo trovati altri compatibili con la fede e la scelta di vita cristiana – i temi teologici non sono ornamento, bensì fondamento e compimento, di modo che non sono slegati o semplicemente opzionali rispetto alla cultura scientificamente ne costituiscono il suo inveramento. Di conseguenza nella medesima  si dovrebbe  aver già trovato echi, radici, vie e richiami che conducano linearmente e coerentemente alla piena espressione delle verità teologiche, per cui  una volta raccolte tali figure simboliche, da queste si dovrà essere più facilmente disponibili a muovere senza soluzione di continuità verso confini ulteriori ed espressamente religiosi.

Testimonianze particolarmente eminenti di tale approccio si ravvisano nella sapienza di alcune grandi e diversificate correnti di pensiero – che vanno da Giustino, alla Scuola di Chartres alla speculazione dell’abate Antonio Rosmini -, le quali ci insegnano a valorizzare le nostre discipline e oggetti di studio, speculando sul valore allegorico e sull’allusività spirituale che attraversa i vari rami del sapere umano. Giustino apprezzava i filosofi, ma in essi intravedeva i germi del cristianesimo; i dottori di Chartres rileggevano le arti del trivio e del quadrivio in prospettiva religiosa; il beato Rosmini assumeva il portato della filosofia moderna, ma riallacciandola all’anelito veritativo cristiano.

La natura teologica di questo momento culminante della formazione didattica avrà la forma della rilettura, del completamento, dell’innalzamento osservativo di ciascuna disciplina scolastica. Interverrà per lo più al termine dello studio di ciascuna, senza dunque influenzarne precedentemente le dinamiche e gli strumenti. Porterà la conferma del significato finale e del momento di riposo dell’impresa ritenuta e riconosciuta nel suo autentico carattere scientifico. Possiamo paragonarlo alla chiusura del sacco, affinché non vada perduto il contenuto faticosamente raccolto, o al vetro dell’acquario, che non si vede ma custodisce le creature e l’acqua stessa che le vivifica: è in fondo la modalità di presenza e rivelazione dello stesso Regno di Dio che come lievito dimora velato nella farina, ma senza il quale questa non fermenta e non sazia.

Tale approccio crea la più feconda apertura tra lo studio disciplinare e le riflessioni vocazionali, orientative e di senso nella vita personale degli allievi. Il che può già avvenire negli stadi precedenti, ma in questa fase trova la sua espressione più articolata e lucida, in quanto può iniziare a esporsi faccia a faccia con la Rivelazione di Cristo.

Ma questo apice, già si affaccia sul quarto livello dell’espressione culturale cattolica: l’intreccio tra il depositum della Rivelazione e i preambula raccolti negli studi scolastici.

Prima di presentarlo ci permettiamo un piccolo intermezzo esemplificativo di quanto fin qui esposto.

Due esempi

Il primo esempio riguarda il concetto di persona. Nella sua pienezza concettuale deriva non dalla cultura pagana – che ci ha donato solo il fonema – ma dalla speculazione teologica che introdusse il nuovo lemma applicandolo al mistero trinitario (le Tre Persone dell’unica Essenza divina). Conseguentemente la filosofia cristiana lo ha applicato all’antropologia, per cui si è iniziato a parlare di persone umane. Di qui il termine è stato recepito, ma gradualmente svilito, dal pensiero moderno e contemporaneo. Ecco dunque un termine, che nessuno di noi docenti cattolici metterebbe in discussione o considererebbe risibile o fanatico, ma che esprime al meglio la cultura cattolica, che trova assenso in quella universale, e che da una buona riflessione teologica può trovare rinnovato senso e misura, utile ad affrontare alcune grandi questioni di attualità, come il dibattito sull’aborto, sulla fecondazione artificiale, sull’uso di linee cellulari nella produzione dei vaccini, sull’eutanasia, ma anche sulla responsabilità ecologica e il relativo principio antropico.

Il secondo esempio attiene: il concetto di diritto. L’esempio del concetto di persona tocca un termine nato nella sua profondità semantica nell’alveo del pensiero teologicocristiano e poi in vario modo traghettato attraverso l’avventura della cultura umana. Altri termini conoscono una genesi e una storia che non li qualifica come espressamente cristiani, ma dall’ermeneutica cristiana possono ottenere una chiarificazione e a volte una decisiva risemantizzazione. Il riferimento all’origine espressamente cristiana giova dunque a filtrare, comprendere, purificare e riqualificare tali concetti ormai condivisi, ma in linea di principio e in linea di fatto discutibili o perfettibili. Si pensi all’idea di diritto o di uguaglianza: che si intende con questi termini? Quale è la loro evoluzione? Come assumerli nel loro portato buono, depurandoli da interpretazioni e applicazioni incompatibili col Mistero del Verbo? Come far sì che tali autentici semi del Verbo germoglino portando frutto – per citare la nota Parabola del Seminatore -, e non restino invece soffocati da spine, rapaci, sassi e intemperie che la storia e la scienza portano con sé?

Se ciò vale per la assunzione di singoli concetti, tanto più questo duplice effetto – di dar voce a una visione pienamente cattolica e di filtrare le visioni tangenzialmente e seminalmente cristiane – vale nella rilettura delle grandi strutture cosmologiche e antropologiche: la considerazione della materia, l’apertura al soprannaturale, il ruolo del principio di non contraddizione, la ricchezza dell’antropologia in rapporto al mistero della salvazione universale.

Gli ultimi paragrafi permettono complessivamente di raggiungere un ulteriore e importante obiettivo: superare il pregiudizio sulla bontà dell’approccio al sapere scientifico tramandato dal cattolicesimo e il giudizio sulla sua inutilità o  rispetto al cursus studiorum, mostrando come esso invece sia fondato razionalmente, ricco culturalmente, intrinsecamente aperto al dialogo e al confronto depositario e portatore di una promessa destinale affascinante per lo spirito umano

Don Marco Begato

(Foto: Pixabay)

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Don Marco Begato
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