
Per comprendere il prossimo Sinodo sulla sinodalità che si apre mercoledì 4 ottobre, è molto utile riprendere in mano quanto è successo al Sinodo sulla famiglia (2014-2015) e l’Esortazione apostolica postsinodale Amoris Laetitia. Nel mio libro del 2019 dedicato a questo documento dal carattere rivoluzionario [S. Fontana, Esortazione o rivoluzione? Tutti i problemi di Amoris Laetitia, euro 15, acquistabile QUI] avevo previsto nell’ultimo capitolo che non ci sarebbero più state Esortazioni apostoliche in quanto la nuova sinodalità non le avrebbe più richieste. Sono tornato sull’argomento sabato 30 settembre con un articolo a cui rimando. Pubblichiamo qui l’ultimo capitolo del libro suddetto dal titolo: “L’ultima esortazione apostolica postsinodale”.
L’ultima Esortazione apostolica postsinodale
Amoris laetitia (AL) sarà l’ultima Esortazione apostolica postsinodale? Gianni Baget Bozzo aveva scritto che dopo il Vaticano II diventa impossibile anche solo pensare alla convocazione di un Concilio dogmatico e dottrinale. Allo stesso modo bisogna pensare che dopo AL sarà impossibile anche solo pensare ad una Esortazione apostolica postsinodale che precisi la dottrina e la pastorale, dando risposte e non aprendo percorsi? I cambiamenti indotti da AL fanno pensare che questa ipotesi sia attendibile. Una Esortazione apostolica, nel senso che l’espressione assumeva prima di AL, presupponeva un contesto teologico e magisteriale che AL ha liquidato. Il fatto che le conclusioni dei sinodi fossero messe nelle mani del papa e che egli redigesse poi un documento di magistero ordinario autentico, significava assegnare ancora una importanza maggiore ai contenuti dottrinali che non al processo assembleare o, come si dice oggi, sinodale, al cosa più che al come e, soprattutto, che si intendeva in un certo senso il primato di Pietro: l’ultima parola spettava a lui che garantiva la chiusura dei problemi e la soluzione delle incertezze nella preservazione dei contenuti del deposito della fede a salvaguardia del bene delle anime. Dopo AL il ruolo del papa diminuisce perché il fatto di con-venire diventa più importante dei contenuti per definire i quali si con-viene e che il papa in passato precisava in via definitiva, come per esempio aveva fatto Giovanni Paolo II con la Familiaris consortio che, come AL, è una Esortazione apostolica successiva ad un sinodo sulla famiglia ma da essa lontana ormai anni luce. Il messaggio da trasmettere è diventato come si cammina insieme, come si procede nell’ascolto, come si pensa in modo condiviso, come si affrontano i problemi, come ci si mette in discussione per evitare chiusure, come ci si interroga, come non erigere muri ma costruire ponti, come non si deve aver paura del nuovo, come includere, come si prende coscienza della complessità della vita, che linguaggio si deve adoperare, come fare a non imporre pesi dottrinali troppo pesanti. Dai contenuti si è passati ai metodi, dal cosa al come. Per questo AL non definisce e non precisa ma, come si legge nei paragrafi iniziali, si propone di “orientare la riflessione, il dialogo e la prassi pastorale” e arrecare “coraggio, stimolo e aiuto alle famiglie nel loro impegno e nelle loro difficoltà”. Possiamo anche dire: il come è diventato il cosa. Il contenuto sarà precisato dalla prassi. AL vuole aprire processi perché essa stessa è nata da un processo, quello innestato con la relazione Kasper e proseguito nel doppio sinodo sulla famiglia, ed è in sé stessa un processo.
Non è tanto importante sapere i contenuti del bene comune, ma camminare insieme nel dialogo per interrogarsi sul bene comune e per dare risposte condivise partendo dalla situazione di vita; questo modo di procedere sarebbe già bene comune. Il bene comune non esiste in sé, si fa mentre si cammina insieme agli altri nell’accettazione reciproca, viceversa esso sarebbe un concetto astratto calato dall’alto della cattedra di Mosé. Così si pensa e così AL ha abituato a pensare.
La formazione filosofica e teologica personale di papa Francesco, come hanno messo in evidenza numerosi studi a questo dedicati, contribuisce a spiegare l’impostazione di AL. L’elogio del “pensiero incompleto”, il tomismo dialettico, la teoria dell’universale-concreto, la teologia del popolo, l’attenzione alla prassi, l’evoluzione della dottrina mostrano una filosofia originale ma dipendente da alcune categorie a sfondo storicistico della modernità.
Con questa concezione, non ci potranno essere più le Esortazioni apostoliche di una volta. La struttura stessa dei nuovi sinodi non richiederà più una Esortazione apostolica post-sinodale. Papa Francesco ha riformato la struttura del sinodo e si andrà verso il riconoscimento automatico di un valore magisteriale alle discussioni del sinodo stesso. A vedere come è andato il doppio sinodo sulla famiglia la cosa preoccupa molto, ma la via sembra essere questa.
Per meglio dire, AL è l’ultima Esortazione apostolica e nello stesso tempo la prima di una nuova era priva di Esortazioni apostoliche post-sinodali. Il suo linguaggio non è adatto a dare indicazioni ma ad aprire a nuovi cammini. L’approccio ai problemi non è più ontologico, ma esistenziale, narrativo, biografico, situazionale. Il cardinale Caffarra intitolava il suo intervento nel famoso libro “dei cinque cardinali” così: “Ontologia sacramentale e indissolubilità del matrimonio”. Ma AL non parla più in senso ontologico. Sembra che essa ci insegni che Dio si rivela nella vita del popolo, che la dottrina vada interpretata da dentro le biografie personali e le culture e che le soluzioni dei problemi dottrinali possano essere impostate anche in sede locale con l’eventualità di un pluralismo dottrinale e morale. Sembra che i principi morali a carattere assoluto possano avere delle eccezioni e che il discernimento, che finora era ritenuto possibile solo nel bene, diventi applicabile anche al male, considerato un bene inadeguato nei confronti di una norma divina intesa come ideale. All’interno di un linguaggio storico ed esistenziale tutto può diventare oggetto di discernimento, tutto può diventare reversibile, mai niente ci potrebbe essere di assoluto o definitivo, tutto può essere veniale e niente più mortale, la vita può essere costituta da casi singoli e biografie uniche da dentro le quali si possono illuminare le verità e i principi e non viceversa.
Dato il suo carattere aperto, l’ultima Esortazione apostolica postsinodale può non essere letta tutta insieme, come lo stesso papa Francesco dice in apertura. Non presenta quindi un discorso organico, ma una serie di spunti, suggestioni, stimoli espressi con un linguaggio da nuovo codice, immaginifico e sfumato, aperto a varie interpretazioni e a vari percorsi di prassi. Ad essa, alla prassi, spetterà di fare sintesi, una sintesi comunque sempre nuova e da reinterpretare nel tempo. Una Esortazione apostolica aperta e che apre. Una Esortazione apostolica che apre alla sua sostituzione da parte del discernimento e della prassi pastorale. L’ultima Esortazione apostolica.
Stefano Fontana
