
Si è svolto a Trieste il 29 maggio 2023 un incontro-conferenza promosso dall’Associazione di Promozione Sociale «Marco Martinolli – Un cavaliere antico» in collaborazione con l’Osservatorio cardinale Van Thuân, intitolato «Sanare la Sanità. Uscire dalla società dei pazienti permanenti». Il titolo dell’incontro riprende i contenuti del numero del “Bollettino di Dottrina Sociale della Chiesa” pubblicato a dicembre 2022. Sono intervenuti il dott. Stefano Martinolli, medico, bioeticista e membro del Collegio degli Autori dell’Osservatorio, don Samuele Cecotti, vice-presidente dell’Osservatorio e la dott.ssa Martina Pastorelli, nota giornalista italiana, collaboratrice del quotidiano “La Verità”, autrice del docu-film «Covid19: 12 mesi di pensiero critico. La ragione alla prova della Pandemia».
Don Cecotti ha presentato l’Osservatorio Van Thuân, una organizzazione internazionale fondata da Mons. Giampaolo Crepaldi, il cui scopo è di studiare, divulgare e promuovere la Dottrina sociale della Chiesa, quell’ambito della teologia morale cattolica che si occupa della morale sociale (famiglia, corpi intermedi fino alla Respublica nel suo insieme). L’Osservatorio ha voluto occuparsi anche della questione sanitaria, in particolar modo dell’emergenza COVID 19, prendendo posizioni coraggiose perché, quando tutti si allineavano alla posizione governativa, ha prodotto studi, articoli, video, documenti in cui si criticava la gestione della pandemia, sia dal punto di vista politico che giuridico, anche con analisi a largo spettro culturali e filosofiche. Ha presentato fascicolo del “Bollettino” dell’Osservatorio del dicembre 2022 dedicato completamente al tema sanitario in generale, a partire da tutto ciò che si è visto durante gli anni del COVID.
Il titolo numero monografico «Sanare la sanità» indica chiaramente che, in questo momento, la sanità non è sana e, partendo da questo «stato di malattia della sanità», è proposta una cura che fa riferimento alla tradizione cattolica, come la verità cristiana ha illuminato la sanità insegnando ad affrontare le malattie e le deficienze fisiche in duemila anni. Don Cecotti ha letto una parte dell’editoriale di questo Bollettino, scritto da S.E. Mons. Crepaldi:«il termine salus significa sia salute che salvezza; la prima accezione ha un significato naturale, terreno, medico, fisiologico e psicologico; la seconda ha un senso soprannaturale, ultraterreno, spirituale; per la Dottrina sociale della Chiesa i due termini non sono estranei né tantomeno opposti [..]; la relazione non riguarda solo quanto oggi tutti ammettiamo: la compenetrazione psicofisica dei fenomeni umani, l’interfacciarsi tra corpo e psiche nella psico-somaticità; la visione di questo legame ci manterrebbe a livello terreno, della salute come sanità senza elevarci ad un livello superiore; [..] la prospettiva della Dottrina sociale della Chiesa circa il rapporto tra salute in senso sanitario e salute in senso spirituale, fa invece riferimento a due livelli della realtà: quello della natura e quello della soprannatura; la salus che interessa alla Chiesa è la salus animarum in vista della beatitudine eterna come fine ultimo dell’uomo».
Questo passo dovrebbe essere considerato ovvio per ogni cattolico, soprattutto perché la salute dell’anima è infinitamente più importante della salute del corpo. La Chiesa pertanto esiste per la salvezza delle anime; se esistesse per la salute dei corpi non si capirebbero i martiri che hanno sacrificato la salute del corpo in ragione della salvezza eterna e non si capirebbe neanche Gesù Cristo, che si è fatto crocifiggere. Insomma, non si capirebbe nulla del cristianesimo se si desse il primato alla salute del corpo. Durante il periodo di emergenza COVID sembra essere accaduto invece proprio questo, quando si è affermato che è bene sacrificare l’ambito spirituale perché più importante la salvezza del corpo. Questo fa capire che esiste un problema di come la nostra epoca, l’uomo contemporaneo (e il cattolico contemporaneo) considera il nesso tra vita eterna e vita corporea. Anche in ambiente cattolico, se si mettono sui piatti della bilancia il bene spirituale e il proprio corpo, si è deciso di scegliere il secondo invece del primo. Don Cecotti ha ricordato i martiri di Abitina, 49 persone, tutte canonizzate, che nel 304 d.C. sono state martirizzate secondo le leggi di Diocleziano che proibiva il cristianesimo e, in particolare il culto. Il Vescovo di Abitina, Fundato, ha obbedito all’Editto e ha consegnato i testi sacri all’autorità romana. Alcuni cristiani però hanno continuato ad incontrarsi illegalmente sotto la guida di un presbitero di nome Saturnino, sono stati arrestati e condotti davanti ai magistrati per essere torturati e poi condannati a morte. Sotto interrogatorio, questi martiri hanno risposto: «sine dominico non possumus», ovvero non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore. Per questi nostri fratelli era chiarissimo che era impossibile vivere da cristiani senza celebrare l’Eucarestia la domenica ed erano disposti a farsi uccidere per questa scelta.
Il problema della salute oggi è profondo e non riguarda solo i medici, gli infermieri, gli ospedali, ma riguarda anche il mondo cattolico. Come intendono i cattolici di questo millennio il rapporto tra bene del corpo e bene dell’anima? Cosa ha il primato? È più importante andare a Messa o rispettare una prevenzione sanitaria? Il “Bollettino” dell’Osservatorio affronta il problema della «medicalizzazione della vita, l’idea cioè che la vita umana sia sempre più intesa come mero bios e quindi sia gestita dal punto di vista medico. Se la medicina diventa un assoluto, l’unico criterio che regola la vita degli uomini, questo diventa inaccettabile per la prospettiva cristiana. Questa medicalizzazione è oggi evidente: per esempio, la nascita e la morte vengono vissuti solo come eventi medici e non momenti di riflessione religiosa. Si è passati dalla concezione della medicina come arte per curare la malattia a quella che tutti gli aspetti della vita umana devono essere gestiti dal punto di vista medico (ad esempio, il discorso della prevenzione portata alle estreme conseguenze). La vita umana diventa così una continua applicazione di ragioni di carattere medico-sanitario, di fatto si diventa tutti eterni pazienti. Don Cecotti ha citato il romanzo di Thomas Mann «La montagna incantata» dove il personaggio sano viene convinto di essere malato, perché tutti lo siamo.
Don Cecotti ha anche espresso una precisazione relativa alla socialità, relazionalità e al rapporto medico-paziente. Per la Dottrina sociale della Chiesa vi sono tre principi fondamentali: il bene comune, la sussidiarietà e la solidarietà. Questi principi vanno applicati ad ogni aspetto della vita sociale, compreso l’ambito sanitario. Ad esempio, il principio di sussidiarietà, che afferma che non è mai lecito per una Istituzione superiore fare ciò che possono fare le realtà inferiori, porta a organizzare e promuovere iniziative prossime alla persona. Questo vale anche per le questioni sanitarie, dove deve prevalere il bene della persona e non una logica omologante, statalista o peggio (sanità unica mondiale che impone scelte obbliganti e vincolanti). Vi è poi la questione della competenza dello Stato sulle questioni sanitarie. Va riportato al centro il rapporto medico-paziente (e non Stato-paziente), cioè tra il soggetto che si deve curare e un esperto della materia medica che offre consigli terapeutici mirati. Lo Stato, in questa dinamica, non dovrebbe entrare. La competenza dell’autorità politica non riguarda la mia personale modalità di cura. Compito dello Stato potrebbe essere quello di assicurare alcuni presidi sanitari, ma non può sostituire la libera relazione tra medico e paziente.
[1 – continua].
Stefano Martinolli

Stefano Martinolli
Membro del Collegio degli Autori