Riportiamo qui sotto il testo dell’omelia tenuta dal vescovo Giampaolo Crepaldi nella solennità di Pasqua 2023 nella cattedrale di San Giusto a Trieste. Il prossimo 23 aprile farà il suo ingresso in diocesi il vescovo eletto Mons. Enrico Trevisi. Da quel momento mons. Crepaldi sarà vescovo emerito di Trieste, dove continuerà a risiedere. Gli siamo vicini in questo momento, come gli eravamo vicini il 4 ottobre 2009 quando fece lui il suo ingresso in diocesi. Il vescovo Crepaldi ha fondato il nostro Osservatorio, lo ha presieduto fino a poco tempo fa e tuttora ne segue la vita e offre il suo sostegno. Lo ringraziamo di tutto e contiamo su di lui anche per il futuro.

Carissimi fratelli e sorelle,

Il brano del Vangelo che è stato appena proclamato ci ha trasmesso questa singolare narrazione dell’evangelista Giovanni: “giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte”. Al cuore di questo racconto c’è un sepolcro. Chiediamoci: perché a Pasqua un sepolcro diventa il punto in cui si concentra la nostra attenzione? Non certo per convincerci che il sepolcro sia la casa definitiva di ogni persona umana: questo lo sappiamo tutti e da sempre. La risposta è altra: quel sepolcro, infatti, rivela che il nostro destino ultimo è mutato. In che modo? In questo: il cadavere che era stato posto in quel sepolcro, il cadavere di Gesù distrutto e devastato dalla crocifissione, non c’è più. Lo stesso Simon Pietro, che aveva fatto un’accurata ispezione del sepolcro, fornirà la vera ragione per cui lo aveva trovato vuoto. “Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse … a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con Lui dopo la sua risurrezione dai morti”. Il cadavere non è più nel sepolcro, perché Gesù morto crocefisso è stato risuscitato: su di Lui la corruzione della morte non l’ha avuta vinta in quanto Dio lo ha liberato e gli ha donato la vita incorruttibile. Noi oggi, con la Pasqua di risurrezione di Gesù, celebriamo il fatto che costituisce l’unica e vera svolta nella storia dell’umanità e di ciascuno di noi: incapaci di sperare oltre la morte, rassegnati ad essere destinati ad un nulla eterno, oggi ci viene è detto che, in Cristo, la nostra vita non è per la morte, ma per la vita piena ed eterna.

Il brano del Vangelo che è stato appena proclamato ci ha trasmesso questa singolare narrazione dell’evangelista Giovanni: “giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte”. Al cuore di questo racconto c’è un sepolcro. Chiediamoci: perché a Pasqua un sepolcro diventa il punto in cui si concentra la nostra attenzione? Non certo per convincerci che il sepolcro sia la casa definitiva di ogni persona umana: questo lo sappiamo tutti e da sempre. La risposta è altra: quel sepolcro, infatti, rivela che il nostro destino ultimo è mutato. In che modo? In questo: il cadavere che era stato posto in quel sepolcro, il cadavere di Gesù distrutto e devastato dalla crocifissione, non c’è più. Lo stesso Simon Pietro, che aveva fatto un’accurata ispezione del sepolcro, fornirà la vera ragione per cui lo aveva trovato vuoto. “Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse … a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con Lui dopo la sua risurrezione dai morti”. Il cadavere non è più nel sepolcro, perché Gesù morto crocefisso è stato risuscitato: su di Lui la corruzione della morte non l’ha avuta vinta in quanto Dio lo ha liberato e gli ha donato la vita incorruttibile. Noi oggi, con la Pasqua di risurrezione di Gesù, celebriamo il fatto che costituisce l’unica e vera svolta nella storia dell’umanità e di ciascuno di noi: incapaci di sperare oltre la morte, rassegnati ad essere destinati ad un nulla eterno, oggi ci viene è detto che, in Cristo, la nostra vita non è per la morte, ma per la vita piena ed eterna.

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