
Quando l’ambito delle questioni mondane, che solitamente vengono affidaTe alla ragione, si staccano da Dio per conseguire la propria autonomia si pongono non già in un ambito di neutralità rispetto a Dio, ma in un ambito di opposizione a Dio. In altri termini, lo staccarsi da Dio di ambiti di vita umana comporta che essi si costruiscano senza Dio e costruirsi senza Dio significa costruirsi contro Dio. Infatti, se la logica della costruzione non è in qualche modo riconducibile a Dio, pur nella sua legittima autonomia di metodi e linguaggio, essa di fatto espunge da sé la prospettiva di Dio e si costruisce come se Dio non fosse, che non è un modo neutro di costruirsi, ma un modo di costruirsi senza Dio.
Benedetto XVI ha ripetuto spesso questo concetto. Lo ha fatto per esempio a Sidney, alla Giornata mondiale della Gioventù, il 17 luglio 2008, quando ha detto: «Vi sono molti, oggi, i quali pretendono che Dio debba essere lasciato “in panchina” e che la religione e la fede, per quanto accettabili sul piano individuale, debbano essere o escluse dalla vita pubblica o utilizzate solo per perseguire limitati scopi pragmatici. Questa visione secolarizzata tenta di spiegare la vita umana e di plasmare la società con pochi riferimenti o con nessun riferimento al Creatore. Si presenta come una forza neutrale, imparziale e rispettosa di ciascuno. In realtà, come ogni ideologia, il secolarismo impone una visione globale. Se Dio è irrilevante nella vita pubblica, allora la società potrà essere plasmata secondo un’immagine priva di Dio. Ma quando Dio viene eclissato, la nostra capacità di riconoscere l’ordine naturale, lo scopo e il “bene” comincia a svanire».
Nell’epoca moderna per la prima volta una cultura ha preteso di scindere i propri rapporti con la religione. Così facendo, però, si è posta non su un piano di neutralità, ma su un piano di concreto antagonismo, perché senza il riferimento a Dio la società viene plasmata contro lo stesso ordine naturale e la capacità della ragione di cogliere il vero e il bene comincia a svanire. L’ordine etico naturale è sì autonomo da quello ecclesiastico, ma non lo è da quello religioso. La politica è direttamente connessa con l’ordine etico naturale, ma indirettamente lo è anche con l’ordine religioso. Questo perché l’ordine etico naturale ha la capacità di essere autonomo ma non di autofondarsi né di reggersi.
Questo discorso trova conferma su un altro piano degli insegnamenti di Benedetto XVI. Egli afferma che quando la ragione umana si stacca dal suo rapporto vitale con la fede diventa positivismo[1]. Con la parola positivismo egli indica una ragione che si limita a constatare l’empirico. Si tratta di una ragione neutra? Assolutamente no, in quanto essa elimina lo spirituale e quindi esprime una filosofia materialista. Quando la ragione sceglie di limitarsi all’empirico, non per ciò essa può dirsi empirica, ma deve dirsi una ragione materialista. Ora, il materialismo non è una filosofia neutra, ma una filosofia con una sua assolutezza contraria a Dio, una religiosità antireligiosa. Quando la ragione moderna rifiuta Dio come assoluto, non è che si collochi in una situazione neutra da assoluti, ma fa di questa sua posizione un nuovo assoluto.
Per questi stessi motivi non si può pensare al mondo come ambito neutro rispetto alla religione e alla fede. Il mondo ha sì una sua autonomia ma non è capace di autofondare il proprio senso né di autosalvarsi.
Le conseguenze per la Dottrina sociale della Chiesa di queste preoccupazioni di Benedetto XVI sono di enorme rilevanza. La Dottrina sociale della Chiesa è, come si sa, l’interfaccia della Chiesa con il mondo, con l’ordine naturale. L’ordine naturale non può muoversi solo secondo se stesso senza annichilirsi. L’ordine civile non può fare a meno dell’influsso del cristianesimo. Man mano che questo influsso viene meno si verifica anche l’allontanamento dall’ordine naturale. Il mondo non può essere libero se non accettando il rapporto necessario e non semplicemente utile con il cristianesimo[2]. Senza la luce della fede non è possibile che la ragione ragioni.
Stefano Fontana
[1] Può essere interessante notare che su questo punto il pensiero di Joseph Ratzinger concorda con quello di Augusto Del Noce: «Quando si pensa una filosofia separata, inclinarla verso il positivismo diventa una necessità, perché il positivismo è appunto una filosofia che si pensa separata dalla teologia» (A. Del Noce, Pensiero della Chiesa e filosofia contemporanea. Leone XIII Paolo VI Giovanni Paolo II, a cura di L. Santorsola, Edizioni Studium, Roma 2005, p. 79).
[2] «Ben lungi dal sopprimere l’autonomia di un qualsiasi ordine inferiore, la sua subordinazione gerarchica consegue l’effetto di fondarlo, di portarlo a perfezione, in breve, di garantirne l’integrità e di mantenerlo. La natura informata dalla grazia é più perfettamente natura. La ragione naturale illuminata dalla fede diventa più integralmente ragionevole. Accettando la giurisdizione spirituale e religiosa della Chiesa, l’ordine sociale e politico si fa più felice e più saggio sul piano temporale» (É. Gilson, Le metamorfosi della Città di Dio, Cantagalli, Siena 2010, p. 183).

Stefano Fontana
Direttore dell'Osservatorio Card. Van Thuận