Pubblichiamo un ampio stralcio del saggio del Cardinale Gerhard Ludwig Müller pubblicato nel 14mo Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân dal titolo generale “Proprietà e libertà, contro lo sharing globalista” (Cantagalli 2022). Il titolo originario dell’intervento del Cardinale era: “L’uomo di oggi tra bene comune e proprietà”. Il Rapporto verrà presentato in un Convegno multistreaming Lunedì 12 dicembre 2022, ore 18,00, con Riccardo Cascioli, Federico Catani, Julio Loredo e Stefano Fontana.

L’uomo non è affatto uno spirito puro come un angelo, che non ha bisogno di alcun ambiente materiale per la sua esistenza. Piuttosto, l’essere umano è una persona che realizza se stessa nello spazio e nel tempo attraverso, con e in una natura spirituale-fisica.

Nella Sua saggezza e cura, Dio ci ha dato la libera disposizione di tutte le risorse sul nostro pianeta natale, la Terra, nel nostro sistema solare e in tutto il vasto cosmo di cui le persone hanno bisogno per cibo, vestiti e alloggi, produzione di energia e di infrastrutture. Da ciò sorge la classica domanda della dottrina sociale cattolica: come la proprietà comune delle materie prime di questo mondo si rapporti ai beni personali che la singola persona guadagna con l’intelligenza e il lavoro manuale. Dalla sua attività deriva il diritto fondamentale a disporne liberamente, sia per uso proprio sia a beneficio di tutti coloro che le sono affidati nella famiglia, nel popolo e nello Stato.

All’origine della creazione, in cui si rivela il disegno di salvezza di Dio su di noi, Dio ha dato all’uomo e a ogni singolo popolo la terra da coltivare e ha affidato la procreazione dell’uomo nel susseguirsi delle generazioni al rapporto coniugale dell’uomo e della donna (Gen 1, 27-31). Allo stesso tempo, però, Dio protegge anche la proprietà privata con il suo comando divino. Nel Decalogo si legge il decimo comandamento: “Non desidererai i beni del tuo prossimo, la sua casa o i suoi animali” o, come dice il settimo comandamento: “Non ruberai” (Es 20, 15-17), non gli toglierai le sue proprietà legittimamente acquisite o ereditate dai suoi padri o, con il pretesto di un modello di società collettivista, non lo esproprierai. Questa è stata la posizione del marxismo nei tempi moderni nell’Unione Sovietica, nella Cina Rossa e in altri Paesi socialisti fino ai giorni nostri. La proprietà privata dei mezzi di produzione, secondo i suoi protagonisti da Marx ed Engels a Lenin, Stalin e Mao Tse Tung, fu causa della miseria umana nella rivoluzione industriale del XIX secolo. Con pathos pseudo-messianico, ci si aspetta il futuro paradiso terrestre di una società senza classi quando, attraverso la lotta di classe, l’avanguardia socialista del partito comunista avrà ottenuto il comando e il controllo totale sulle persone e su tutte le loro condizioni di vita.

L’immagine speculare del comunismo è il “capitalismo” da non confondere con la libera impresa – in cui la ricchezza dei beni materiali e della produzione industriale è nelle mani di un’élite di potere e denaro orientata al profitto che paternalisticamente e assistenzialisticamente sostiene le masse espropriate, garantendo un reddito di base. Tutte le risorse finanziarie e di potere sono quindi concentrate nelle mani dell’1 per cento dell’umanità, che tratta il resto delle loro specie come bambini minorenni o animali da addestrare.

Capitalismo e comunismo non sono la via per un buon futuro, ma due fratelli omicidi e ostili che sono strisciati fuori dal grembo della stessa visione del mondo atea e materialistica. Questo nichilismo antropologico, che non è superabile quanto a cinismo e disperazione, si oppone alla fede cristiana in Dio Creatore e Redentore, che lascia che tutto emerga dalla sua bontà essenziale (Gen 1,31) e dà respiro e senso alle persone e alla loro esistenza (At 17,25).

Il messaggio della dignità umana e del suo fine soprannaturale in Dio è la giusta risposta alla rivoluzione industriale, globale e tecnologico-digitale di oggi. La giusta quantità di proprietà privata è il presupposto indispensabile per la realizzazione della libertà e la migliore protezione dell’individuo e delle famiglie contro gli attacchi delle corporazioni onnipotenti e la mania di controllo degli Stati moderni nei loro interventi nella coscienza e nella conformazione della vita secondo principi religiosi e morali.

Cristiani e rappresentanti della Chiesa non devono lasciarsi ingenuamente ingannare dalla formula simpatica di presunti filantropi e politici ideologicamente accecati. L’antropologia cristiana e l’insegnamento sociale cattolico sono la migliore protezione per le nostre orecchie dai canti delle sirene di tutti coloro che vanno in estasi per l’auto-redenzione e la nuova creazione del mondo senza Dio. L’umanità non può aspettarsi nulla di buono dal World Economic Forum di Davos e dalle organizzazioni internazionali o da un governo mondiale sotto la guida cinese o americana. Solo Dio garantisce la dignità dell’uomo e, con la sua grazia, lo conduce sulla via del bene, mentre chi «vuole essere come Dio» (Gen 3,5) e vuole determinare la differenza tra il bene e il male secondo la propria discrezione, ha sempre portato solo il male e la morte.

Oggi, il nichilismo antropologico si veste con gli abiti colorati della follia del genere, della bisessualità e della transessualità. Questo post-umanesimo, che equivale all’abolizione tecnico-evoluzionistica degli esseri umani o alla loro futura esistenza come ibrido umano-animale-tecnologico, lascia le nostre classiche domande sul rapporto tra bene comune e proprietà privata come cose ormai superate.

Il transumanesimo è identico al classico anti-umanesimo delle ideologie atee, solo più abilmente camuffato e meglio venduto. Se la frase di Nietzsche “Dio è morto” riflette la coscienza del mondo di oggi, allora è chiaro che sotto gli auspici di questo nichilismo «il suo sviluppo può solo sfociare in catastrofi mondiali» (Heidegger). I mostri mangiatori di uomini del giacobinismo, del comunismo e del nazionalsocialismo escono dal grembo dell’ateismo, che nega l’essere ed è ostile alla verità. Il transumanesimo è il quarto regno nella corsa del nichilismo e del suo abisso divorante. Il post-umanesimo è la peggiore guerra di annientamento contro l’umanità. Fa guerra alle nuove generazioni (aborto/infanticidio) e agli anziani e ai malati che sono consumati e fuori dai giochi (eutanasia). Distrugge le fondamenta della vita, relativizzando il matrimonio tra uomo e donna e la famiglia come genitori che convivono con i propri figli.

Noi cristiani e tutte le persone di buona volontà e di intelligenza chiara, sulla base dell’unità della natura e della grazia, della ragione e della fede, rappresentiamo “l’umanesimo con Dio” perché tutte le correnti dell'”umanesimo senza Dio”, come Auguste Comte, Ludwig Feuerbach, Karl Marx e Friedrich Nietzsche, portano inevitabilmente all’“inferno in terra” (De Lubac).

L’uomo non è nel mondo come un animale è nel proprio ambiente o una cosa nello spazio tridimensionale. L’uomo è uno spirito finito capace di conoscere il mondo nei principi del suo essere e come il mezzo della propria realizzazione personale. L’uomo possiede una ragione in grado di comprendere l’essere. Non può assolutamente venire ridotto a una macchina, come ha divulgato Julien Offray de La Mettrie nel suo opuscolo ateo-naturalistico L’Homme Machine (1748), che – considerato in chiave moderna – sarebbe controllato da un programma intelligente. O per citare Klaus Schwab, fondatore e finanziatore del World Economic Forum di Davos: «I dispositivi esterni di oggi […] saranno quasi certamente impiantabili nel nostro corpo e nel nostro cervello. […] Queste tecnologie possono invadere lo spazio precedentemente privato delle nostre menti, leggendo le nostre menti e influenzando il nostro comportamento». Questa è la negazione della dignità e della libertà della persona, con la quale l’umanità cade a pezzi nella massa dei controllati, dei felici e degli stupidi senza possedimenti e nella ristretta élite dei controllori di tutto ciò che essa ha e sa.

Non solo nelle tragiche conseguenze dell’anti-umanesimo, ma anche nella perdita di sé e della propria dignità morale e gloria spirituale, l’essere umano “snaturato” non è altro che un invito al suicidio collettivo. Il loro interesse è solo la volontà di potere assoluto sulla loro specie, che degradano a oggetto e materiale della loro agenda per usarla come materia prima delle loro fantasie infantili di onnipotenza. L’uomo è ridotto alla sua funzione sociale di consumatore, cliente, bisognoso, lavoratore e soldato. Questa attività finanziariamente altamente redditizia include anche il commercio di organi rubati criminalmente o la maternità surrogata gestita commercialmente.

Il transumanesimo inizia con l’illusione dell’auto-redenzione e termina nell’incubo dell’autodistruzione dell’umanità.

Questa è la conferma dell’intuizione: senza Dio tutto è senza senso e senza valore. Biblicamente parlando, qui vediamo il diavolo all’opera, che distrugge prima la verità e poi la vita: il diavolo «l’omicida fin dal principio e il padre della menzogna» (Gv 8,44) – lo specialista della perversione, della deviazione, della decostruzione.

Card. Gerhard Ludwig Müller

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Card. Gerhard Ludwig Müller

Prefetto emerito del Dicastero per la Dottrina della Fede