Il 25 settembre prossimo si terranno le elezioni politiche in Italia. Cosa dire in proposito, da parte di un Osservatorio sulla Dottrina sociale della Chiesa come il nostro? Don Samuele Cecotti ha dedicato al tema elettorale l’ultimo Video Editoriale che potrete trovare in fondo a questo testo. Il titolo era chiaro: “Criteri cattolici per un voto cattolico”. Ha avuto finora 2500 visualizzazioni e invito anche voi a vederlo.

Oltre ad aver indicato i criteri di fondo, che altro possiamo dire? Innanzitutto, è bene precisare che questa democrazia, così come è ormai strutturata, queste elezioni, come sono organizzate in genere le elezioni nelle liberaldemocrazie, questi partiti, come sono comunemente intesi i partiti politici oggi … hanno poco a che fare con la Dottrina sociale della Chiesa. Abbiamo dedicato il “Bollettino” n. 4 del 2021 a “La politica in 10 parole chiave” [QUI]. Basta leggere quel fascicolo per capire i motivi di quanto sto dicendo. L’attività culturale del nostro Osservatorio, le Scuole di formazione che da anni teniamo e che riproporremo anche nel prossimo autunno, non sonoinquadrabil dentro le categorie politiche oggi dominanti. Di fronte alle elezioni prossime, quindi, la cosa che bisogna precisare è che la Dottrina sociale della Chiesa pensa ad un sistema diverso e, pur partecipando al voto, dobbiamo essere consapevoli che bisogna lavorare per qualcosa di diverso. Il sistema dei partiti così come è andrebbe superato, le elezioni non conferiscono la legittimazione dell’autorità politica, questa democrazia formale e procedurale è priva di fondamento e il suo mantenimento non può essere la prima preoccupazione dei cattolici, l’annullamento del diritto naturale non può portare che guai, si sta realizzando un “totalitarismo morbido” che ci controlla e ci imprigiona, la cultura politica è dominata da “dogmi” ideologici che vengono imposti dal sistema, la Costituzione è vittima dell’ideologia costituzionalista, il valore politico delle società naturali e dei corpi intermedi è negato dal disprezzo per il principio di sussidiarietà, la sovranità è ceduta a poteri globali, tutti sono preoccupati per l’esito del voto ma ormai la libertà di manovra dei futuri governi italiani è molto limitata perché stabilita da altri e così via. Si potrebbe continuare ancora a lungo. Tutto questo ci dice che dal 25 settembre non dobbiamo aspettarci molto e che dobbiamo continuare nella nostra azione culturale e di formazione su piste alternative a quanto oggi passa il pensiero politico dominante.

Chiarito questo, bisogna anche osservare che chi va al voto dovrebbe porsi come priorità di fermare o almeno mettere in difficoltà per cinque anni un sistema politico che è assolutamente negativo. Mi riferisco al sistema culturale-politico della sinistra che ha avuto una completa formulazione anche nel governo cosiddetto di “unità nazionale” di Mario Draghi. Quest’ultimo ha ricevuto al Meeting di Rimini non un semplice applauso ma una vera e propria ovazione. È da anni, ormai, che il Meeting di Rimini applaude l’esistente, ossia il potere. Quello della sinistra, che governa il Paese da molto tempo e che lo governerà all’infinito se il 25 settembre non verrà fermata o almeno indebolita e rallentata, è un vero e proprio “sistema” fatto di politica, magistratura, grandi media nazionali, informazione pubblica, intellettuali espressione della cultura mainstream, grandi sindacati consociativi, insegnanti della scuola pubblica, istituzioni. Tutti questi elementi del sistema agiscono insieme, come se esistesse una regia. Sono mille cervelli che pensano come un cervello solo. Sono infatti uniti non solo dagli interessi, sulla qual cosa cono molto litigiosi anche tra di loro, ma dalla cultura che sono riusciti a insediare come la cultura “ufficiale” e imperante della nostra società. Anche partiti politici che si distinguono dalla sinistra, come Forza Italia, Lega e perfino Fratelli d’Italia, ormai condividono gran parte di quella cultura a proposito di molti temi, primi fra tutti quelli relativi a vita, famiglia, nuovi diritti. Non si può fare di ogni erba un fascio, Forza Italia, data la sua ispirazione liberale, è più vicina al sistema della sinistra che non Lega e FdI, ma anche questi due ultimi partiti con molta difficoltà riescono a produrre una cultura politica alternativa. Il programma della coalizione di centro-destra è, infatti, piuttosto timido su molti aspetti della vita sociale e politica che andrebbero impostati in modo molto più alternativo rispetto a quanto ho chiamato il “sistema”.

Torno a dire, quindi, che il primo obiettivo del 25 settembre dovrebbe essere di fermare questo “sistema”. Si sa che le alternative che ci troveremo davanti in cabina elettorale non convincono pienamente, ma che il voto debba essere un voto prima di tutto “contro” mi sembra fuori discussione. Letta ha già detto di volere il matrimonio egualitario, il suicidio assistito, la legge Zan e la cannabis legale. Oltre a ciò, avremmo l’obbligo di mandare i bambini alla scuola materna, la transizione ecologica che farà molte vittime e arricchirà molti altri, la transizione digitale che ci condurrà al modello cinese del controllo sociale, la prosecuzione del coinvolgimento del Paese nella guerra, la dipendenza dal Forum di Davos e dalle Fondazioni americane che fingono solidarietà mentre condizionano la politica globale.

Ma precisiamo meglio: una eventuale perdita elettorale della sinistra alle prossime elezioni non farà finire i problemi. Molto dipenderà dal dettaglio dei risultati elettorali. Se per esempio il Partito Democratico, pur in una perdita complessiva della sinistra, rimanesse il partito di maggioranza relativa, il presidente Mattarella sicuramente incaricherà un suo uomo di verificare se in parlamento c’è una maggioranza. Ripeto: anche se la coalizione di sinistra avesse perso le elezioni. In Italia il governo non nasce dalle urne, ma dal Parlamento.

Ammesso poi che nessun intralcio istituzionale e costituzionale impedisca una nuova maggioranza e un nuovo governo, il “sistema” della sinistra non sarebbe perciò sconfitto. Siccome esso è ben presente nella società e nella cultura, una certa magistratura inizierà procedimenti di accusa, gli attori e gli influencer inizieranno i loro battage (Chiara Ferragni ha già cominciato, Roberto Saviano sarà tra i primi a scendere in campo), i sindacati si risveglieranno dopo anni di sonnolenza, gli studenti saranno spinti a manifestare, le associazioni partigiane pubblicheranno documenti di sdegno, Monica Maggioni ci ricorderà come era bravo Draghi e seminerà disprezzo sugli eventuali nuovi inquilini di Palazzo Chigi, il cardinale Zuppi insisterà sulla necessità di superare l’individualismo tipico dei “sovranisti”. Un simile scenario è certo, anche per l’aggravarsi della situazione internazionale ed economica.

Riassumendo. Bisogna continuare a battere con la nostra produzione culturale e la nostra formazione strade alternative a questa organizzazione politica che ci chiama a votare; bisogna votare per dare un colpo di arresto al consolidamento del sistema di illuminismo postmoderno della sinistra; bisogna prepararsi a una feroce controffensiva del sistema nella società; e soprattutto bisognerà usufruire degli eventuali cinque anni di tregua per percorsi nuovi che finora il potere ha decisamente bloccato.

Stefano Fontana

(Foto tratta da: Sito Comune di Lecco)

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Stefano Fontana

Direttore dell'Osservatorio Card. Van Thuận