Pochi mesi fa, l’editrice milanese Guerini & Associati. ha pubblicato un libro, rivelatore, intitolato Il sistema (in)visibile. Perché non siamo padroni del nostro destino (pp. 260, € 19). L’autore, Marcello Foa, è un noto giornalista, già mal tollerato presidente della RAI, oggi docente di scienza della comunicazione nell’Università Cattolica di Milano e nell’Università della Svizzera Italiana (Lugano), Si tratta quindi di un vero esperto non solo della comunicazione mass-mediatica ma anche del settore politico-economico, già autore di due studi contro la disinformazione operata dalle ufficiali agenzie informative.

Un sistema ormai non più segreto

In questo libro, Foa analizza e denuncia “il sistema”, ossia “l’élite”, o meglio l’oligarchia che domina lo scenario mondiale influenzando l’opinione pubblica e guidando le istituzioni nazionali e internazionali. Questa oligarchia – composta da potenti centri mass-mediatici, culturali, politici ed economici – riesce quasi sempre a eludere il controllo democratico, perché agisce senza essere sorvegliata da alcun’autorità pubblica e senza rispondere ad alcun tribunale, anzi spesso con la loro complicità.

Tra le centrali componenti il sistema, l’autore cita quelle che operano nel campo politico, come Bilderberg Club, Open Society, Forum of Young Global Leaders, Intergovernamental Panel on Climate Change (I.P.C.C.); nel campo della comunicazione, come MicrosoftGoogle, YouTube, Yahoo, Facebook, Twitter, Skype, Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (I.C.A.N.N.); nel campo sanitario, come Organizzazione Mondiale della Sanità, Associazione Internazionale dei Prodotti Farmaceutici, Federazione Europea delle Industrie Farmaceutiche, Agenzia Europea per i Medicinali; nel campo economico, come Amazon, Tesla, World Trade Organization (W.T.O.), Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (O.C.S.E.), World Economic Forum di Davos, Fondo Monetario Internazionale, Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication (S.W.I.F.T.), più agenzie d’investimento come BlackRock, Vanguard, State Street Global Advisor.

L’autore definisce questa rete come “il sistema (in)visibile”: ossia un sistema che, pur agendo in maniera riservata dietro le quinte della scena, non è propriamente invisibile, anzi ormai tende a pubblicizzare i propri intenti e progetti; ovviamente, li presenta prudentemente come mere proposte politically correct e usando un linguaggio “buonista”, al fine di non allarmare l’opinione pubblica.

Più che un vero e proprio sistema (establishment), l’oligarchia in questione appare come una “rete flessibile” (flex-net), i cui nodi sono composti da giornali, editorie, televisioni, centrali telematiche e cibernetiche, fondazioni, agenzie politiche ed economiche internazionali non istituzionali, che godono della licenza di agire anche contro la legalità (come certe “organizzazioni non-governative”).

Questo sistema reticolare è formato da «gruppi di potere informali in grado di assumere simultaneamente più identità, di ricoprire più ruoli, di operare su più livelli, giostrando in sequenza o simultaneamente come politici, consiglieri governativi, consulenti aziendali, intellettuali e opinionisti televisivi» (pp. 63-64). Questi personaggi sono scelti non tanto per la loro competenza quanto per la loro complicità col sistema. Gli esempi italiani non mancano, da Ciampi e Prodi fino a Monti e Draghi.

L’influenza esercitata da questo sistema spesso prevale sul potere ancora mantenuto da Governi, Parlamenti e istituzioni nazionali. Di conseguenza, i suoi centri di azione – sebbene spesso abbiano comoda base negli U.S.A. – non sono “americani” più di quanto lo sia l’O.N.U., ma sono cosmopolitici o meglio apolidi e funzionali al progetto mondialista.

Questa oligarchia opera concordemente come una orchestra che – sebbene ogni tanto stoni o vada “fuori tempo” e il direttore cambi spesso – esegue uno spartito musicale noto al pubblico, mentre solo il suo promotore rimane celato. Ciò dimostra che «la globalizzazione, nonostante le recenti turbolenze, continua a caratterizzare le attuali società occidentali» (p. 17).

I metodi usati dal “sistema”

Il sistema in questione usa metodi raffinati che hanno il potere di disinformare, condizionare e manipolare l’opinione pubblica, al fine di cambiare il comportamento e la mentalità dei popoli e suscitare così una rivoluzione molto più profonda di qualunque sovversione economica, come il sociologo Walter Lippman avvertiva fin dal 1922.

Questi metodi sono funzionali alla “guerra psicologica” (detta anche “guerra cognitiva”) teorizzata dai rivoluzionari di ogni tempo e luogo, tra i quali Antonio Gramsci, fondatore del PCI, e Julian Huxley, fondatore dell’UNESCO. Sono metodi elaborati dalle scienze sociali nate dal Positivismo, poi applicati dalle centrali spionistiche sovietiche, soprattutto dal KGB, infine imitati da quelle occidentali, soprattutto dalla CIA.

Alimentando e sfruttando di volta in volta entusiasmi o paure irrazionali, suscitati da opportunità o pericoli ipotetici, quei metodi disorientano e indeboliscono la società, rendendola incapace di difendersi dagli agenti distruttivi. In particolare, quei metodi servono alle forze sovversive per eccitare i fanatici, mobilitare i complici, smuovere i “moderati”, diffamare, isolare e spaventare i nemici rendendoli inoffensivi; alla fine, la società si suicida dissolvendosi internamente (p. 235).

Come esempi recenti di questa “strategia dell’emergenza indotta”, Foa rievoca quella attuata nel campo sanitario, avviata dalle politiche illiberali attuate da molti Governi nazionali col pretesto di fronteggiare l’epidemia da virus CoViD-19 (pp. 128-138). Approfittandosi della situazione, l’Organizzazione Mondiale della Sanità nella sua ultima assemblea annuale (maggio 2022) ha proposto d’imporre agli Stati un “governo mondiale della salute pubblica”. Altri esempi rievocati sono le misure emergenziali già avviate o in arrivo col pretesto di affrontare l’emergenza ecologica, quella bellica e quella energetica.

Una oligarchia che mira all’anarchia

In questo modo, il sistema tenta di realizzare una globale operazione d’ “ingegneria sociale” che mira a trasformare le democrazie occidentali in oligarchie dotate di apparati tecnici capaci di controllare l’intera vita civile, svuotando progressivamente le tutele istituzionali che dovrebbero limitare l’invadenza dei centri di potere.

Nella vita politico-economica, il sistema non mobilita il privato (il mercato) contro il pubblico (lo Stato), né fa il contrario, ma anzi tenta di riconciliare questi due settori un tempo antagonisti al fine di unirli in un unico sistema ibrido e ambiguo, spesso definito come “capitalismo solidale” o “socialismo di mercato”. Di conseguenza, «i sistemi politici e socio-economici democratici occidentali di oggi assomigliano sempre più alle società comuniste e post-comuniste, per la tendenza a fondere il potere statale e quello privato» (p. 70). Non a caso, il loro modello è la Cina.

Tra i risultati che l’oligarchia in questione si propone, oggi risalta il tentativo di operare un “grande azzeramento” (great reset), una “distruzione creatrice” della vita non solo economica ma anche sociale, politica e culturale. Si pretende di sgomberare il campo della società occidentale dalle macerie della “modernità” per preparare la costruzione di un “nuovo ordine mondiale” postmoderno che si basi su un potere non tanto politico-economico, quanto psicologico e culturale. Questa meta ha da tempo avviato la collaborazione tra liberali e socialisti, per cui molte personalità, fondazioni e accademie, che ieri erano marxiste, oggi sono diventate liberal, ossia “radicali”.

Al limite, questa oligarchia sogna di realizzare una “repubblica universale” animata da una “mente cosmica” capace di compiere «una sorta di fusione tra il mondo fisico, quello digitale e quello biologico», come auspica il noto oligarca Klaus Schwab (cfr. YouTube.com, 12-5-2021). Qui si svela la paradossale alleanza tra l’ultra-moderno transumanesimo tecnocratico e il post-moderno ecologismo tribalista, uniti dal comune odio per la civiltà cristiana.

Una oligarchia non più segreta né infallibile

L’analisi compiuta da Foa in questo suo ultimo libro non può essere accusata di “complottismo”, perché si limita a collegare tra loro intenzioni e azioni che delineano un progetto riservato ma non segreto. Del resto, un vero complotto deve restare segreto per riuscire, mentre l’azione dell’oligarchia mondialista sta sempre più uscendo allo scoperto, sia perché il suo successo glielo costringe, sia perché così spera di ottenere risultati maggiori che nel passato.

L’autore non può nemmeno essere accusato di disinformare usando false notizie, perché esso riporta sempre le fonti ufficiali e documentarie dei fatti che descrive. Insomma, Foa rivela non tanto scrutando i retroscena quanto osservando il panorama dall’alto. In parte, egli continua l’opera di molti illustri studiosi del passato, come Bordiot, Coston, Moncomble, Virion, Villemarest e il famoso duo Malinski – de Poncins.

Concludiamo avvertendo il lettore che il sottotitolo del libro di Foa può indurre al pessimismo e quindi essere fuorviante. In realtà, alla fine della sua indagine, l’autore avverte che il sistema descritto soffre di una crisi… sistemica che lo rende fragile sia nell’elaborare che nell’eseguire il proprio programma. Infatti, l’oligarchia dominante è ormai incapace di controllare la situazione, come dimostrano le sue sbagliate previsioni riguardanti gli U.S.A., la Gran Bretagna, la Russia e anche l’Italia. Inoltre, l’autore segnala che la digitalizzazione sociale sta favorendo una crescente consapevolezza e riscossa popolare, tanto che, «entro qualche anno, potrebbe ridare potere ai cittadini» (p. 245). È ciò che ci auguriamo tutti. 

Guido Vignelli

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Guido Vignelli
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