
Il terzo comma dell’Articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani sancisce che “I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli.”, mentre nell’Articolo 30 della Costituzione Italiana troviamo che ”È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i propri figli”.
Molto difficile, a mio avviso forse impossibile, porre un netto confine tra istruzione ed educazione, due concetti che ritengo operare in assoluta ed inscindibile sinergia.
Un “contenuto culturale” è molto più di un “contenuto nozionistico”: sapere che nel 1789 è cominciata la Rivoluzione Francese è un contenuto nozionistico, sapere perché, quali siano state le cause, i pensieri, la filosofia, gli obiettivi che hanno spinto a questa rivoluzione sono un contenuto culturale, frutto di un processo di lettura dei fatti, che non sempre dà una risposta univoca.
L’aspetto culturale è una chiave molto delicata nel diritto alla libertà di educazione ed istruzione, perché pone una linea di confine teoricamente invalicabile per tutti, indipendentemente da come uno la pensi in chiave etica, sociale e morale.
Quello che per me è un bene, e per questo cerco di trasmetterlo ai miei figli, per altri può non esserlo e viceversa; ognuno comunque troverà giusto, a torto o a ragione, trasmettere ciò che crede buono e giusto ai figli che sta educando ed istruendo.
C’è chi considera che “Amore è amore” e quindi insegna ai figli che tutto va bene, basta che ci si ami: e chi sono io per poter dire che non è così?
C’è chi considera che tutto quello che si vede in televisione non nuoce alla formazione culturale, etica e sociale dei propri figli: e chi sono io per poter dire che non è così?
C’è anche chi considera che dare in mano ad un ragazzino, magari ancora nemmeno entrato nell’adolescenza, uno smartphone non sia niente di male: e chi sono io per poter dire che non è così?
I risultati, non possiamo nascondercelo, sono abbastanza evidenti: ormai la quasi totalità dei bambini e dei ragazzini è allo sbando, in uno stato di confusione emotiva, relazionale e valoriale, uniformati nel linguaggio, sia questo parlato, scritto o trasmesso nelle gestualità o nelle immagini.
Guai a trovarsi non conformi all’amalgama di massa!
Credo che molti genitori, chi per un motivo, chi per un altro, si siano trovati isolati e derisi, quando non addirittura additati ed esposti ad una sorta di gogna sociale, ogni qualvolta non si siano adattati alla corrente o abbiano cercato di far vedere un punto di vista diverso da quello “imposto dalla maggioranza”. Guai quindi a dire che l’uso dei social sia pericoloso per i bambini, guai a dire che Tik-Tok o Instagram o altri canali simili, e ce ne sono un’infinità, siano pericolosi.
È tuttavia lecito che io possa criticare la linea educativa di quei genitori dicendo loro che non devono fare così? Credo di no! Cristianamente sono chiamato a metterli in guardia dai pericoli, ma loro sono assolutamente liberi di cogliere o respingere tali avvertimenti.
Il risultato purtroppo è sotto gli occhi di molti: la maggioranza dei bambini e dei ragazzini è ormai contaminata, troppo contaminata perché qualche singolo possa efficacemente far riflettere anche solo qualcuno di questi.
Quando vedi le piazze piene di genitori che accompagnano i figli a vedere le varie Ferragni o i vari vincitori del Grande Fratello, quando vedi che ormai è normalità nelle comunità dei bambini l’onnipresenza di unicorni arcobaleno ed altre cose del genere, senza che nessuno associ questi simbolismi alle ideologie che stanno dilagando, ti rendi conto che l’unica cosa da fare è preservare i tuoi figli da questa contaminazione, occupandoti personalmente della loro educazione ed istruzione.
A chi dovesse essere indotto a pensare che sia esagerato rivolgo l’invito a leggere la notizia dei giorni scorsi, riguardo ad una nuova moda che sta prendendo piede tra i giovanissimi, l’ultima folle sfida sui social: la “Sex Roulette”, festini a base di sesso non protetto. Perde chi resta incinta.
Pensiamo sul serio che chi non condivide certe follie, figlie di un incontrollato accesso dei bambini e dei ragazzini ai vari canali social ed alla rete, possa preservare i propri figli da tossiche contaminazioni, dirette o indirette?
A mio avviso c’è solo un modo per preservare i nostri bambini, accompagnandoli fino all’adolescenza in maniera che poi siano sufficientemente robusti per “gettarsi nella mischia”: la scuola parentale.
Non entro adesso nel merito se sia meglio la scuola parentale a casa propria o se sia scelta migliore quella di scuole private, non paritarie, che se però non vedono coinvolte direttamente le famiglie nella conduzione e nella formazione, non dovrebbero definirsi “parentali”.
Credo che il primo importante passo che debbano fare le famiglie sia la presa di coscienza delle trappole e dei pericoli presenti ormai nell’odierna società, così da prendere delle decisioni importanti, anche a costo di tanti sacrifici, orientate unicamente al bene dei loro figli, per il presente ma soprattutto per il loro futuro.
Amedeo Rossetti

Amedeo Rossetti
Collaboratore dell'Osservatorio