Il 4 settembre 2023 il Gruppo di esperti di bioetica della Conferenza Episcopale Polacca ha pubblicato la sua posizione sull’ammissibilità dell’aborto basato sulla salute mentale della madre. Secondo l’équipe, l’aborto non può essere consentito legalmente a causa dei disturbi mentali della madre. In tali casi, dovrebbero essere utilizzati metodi riconosciuti ed efficaci per trattare la donna. Il valore di ogni vita umana e i diritti umani fondamentali, qualunque sia lo stadio di sviluppo, sono sempre una priorità. La protezione e la terapia necessarie dovrebbero essere sempre fornite sia alla madre che al nascituro. Questa posizione è accolta da ogni persona con una coscienza rettamente formata. Si riflette anche nelle norme giuridiche stabilite per difendere il rispetto dei diritti fondamentali di ogni essere umano, compreso il bambino, fin dal momento del concepimento.

Il motivo per cui è stata diffusa questa dichiarazione è che  l’opinione pubblica tende a ritenere che una minaccia alla salute mentale di una donna incinta può essere una premessa che giustifica la legalità dell’aborto. Secondo la legislazione polacca, l’aborto è consentito in due casi: quando la gravidanza rappresenta una minaccia per la vita e la salute della donna e quando esiste il ragionevole sospetto che la gravidanza sia il risultato di un atto proibito (stupro, incesto o pedofilia). I membri del gruppo di esperti si oppongono fermamente al tentativo di creare una nuova interpretazione della normativa vigente, volta ad ampliare i criteri che consentono l’interruzione legale della vita del nascituro per motivi psichiatrici, anche perché in pratica ciò significherebbe la ri-legalizzazione dell’aborto su richiesta, anche attraverso manipolazioni incostituzionali ed extra-legali. Tale azione è contraria all’art. 39 del Codice di Etica Medica, che specifica i compiti del medico. Quando intraprende un intervento su una donna incinta, il medico è anche responsabile della salute e della vita di suo figlio. Pertanto, è dovere del medico impegnarsi per preservare la salute e la vita del bambino anche prima della sua nascita.

Non c’è dubbio che durante la gravidanza ci siano situazioni in cui la salute mentale della donna peggiora. Per alcune donne, diverse difficoltà o paure possono portare ad una crisi mentale durante la gravidanza. A prima vista l’aborto può sembrare l’unico modo per alleviare la sofferenza, ma in realtà non lo è. Il ripristino della salute mentale viene effettuato utilizzando metodi terapeutici, in particolare la terapia farmacologica, la psicoterapia e la psicoeducazione. Questi sono gli standard di trattamento. L’aborto non è un metodo terapeutico da utilizzarsi nel trattamento. L’uccisione di un bambino non può essere considerata un mezzo per ripristinare la salute di una donna. Un simile atto non soddisfa gli standard medici. Il fatto è che durante la gravidanza si verificano casi di deterioramento della salute mentale di una donna, il semplice fatto di essere incinta non è un fattore di stress né necessario né sufficiente per condurre a disturbi mentali. Fondamentali sono qui le circostanze della gravidanza, in particolare il livello di sostegno che la donna sente da parte dell’ambiente circostante, della società, dello Stato, delle persone più vicine, il senso di sicurezza per il futuro e il senso di stabilità emotiva ed esistenziale.

La frase “minaccia per la salute mentale della madre” non è chiara di per sé. Permette diverse interpretazioni che comportano un rischio significativo di abuso. Queste interpretazioni possono dipendere da sentimenti soggettivi ed essere utilizzate in modo utilitaristico sulla base del concetto di qualità della vita.

Numerosi studi confermano inoltre che l’aborto stesso provoca spesso complicazioni molto gravi (sindrome post-aborto) nel campo della salute mentale che accompagnano la madre anche fino alla fine della sua vita. Spesso, quando le condizioni di vita cambiano, cambia anche la sua valutazione della situazione e comincia a notare che esistono altre soluzioni alla sua situazione di crisi. L’aborto è un atto irreversibile.

In una situazione in cui non è possibile salvare entrambi, le azioni per salvare la madre sono ammissibili, anche se il loro effetto collaterale, atteso ma indesiderato e impossibile da evitare, è la morte del bambino. In tal caso, la scelta della madre di salvare la propria vita è eticamente giustificata, anche se, quando possibile, le dovrebbe essere consentito di compiere un atto eroico, che sarebbe quello di sacrificare la propria vita per salvare quella del bambino, se avesse una possibilità di sopravvivenza. .

Ci sono anche situazioni in cui una donna malata di mente rimane incinta a causa dell’abuso da parte di un uomo irresponsabile. Di solito non è in grado di assumersi le responsabilità genitoriali. Tuttavia, il bambino non ancora nato nel suo grembo conserva ancora la dignità umana e tutti i suoi diritti. Pertanto, richiede un’assistenza completa sia prima che dopo la nascita. Nessuna forma di interruzione della gravidanza è qui giustificata.

Il gruppo di esperti di bioetica della Conferenza Episcopale Polacca sottolinea che la Chiesa cattolica si pone sempre dalla parte dell’uomo, perché è una comunità che protegge soprattutto i più deboli e coloro che rischiano di perdere la vita. Pieno di comprensione empatica, dà una mano a coloro che soffrono, si sentono impotenti, indifesi, che hanno bisogno di sostegno spirituale ed emotivo, nonché di bisogni primari.

Grzegorz Sokolowski (Wroclaw)

Grzegorz Sokolowski
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